La quantità che assumiamo tutti i giorni varia in funzione del clima, dell’attività svolta, dello stile di vita, dell’alimentazione, dell’età. Quando vi sono sintomi di secchezza delle fauci, della pelle, affaticamento dei reni, diuresi faticosa significa che beviamo troppo poco.
Non basta, le acque non sono tutte uguali
Le acqua possono essere ricche o pevere di sostanze disciolte, alcune negative ed altre fondamentali per l’organismo, soprattutto quando la loro assunzione avviene solo attraverso l’acqua da bere.
L’esigenza di utilizzare sistemi di trattamento dell’acqua potabile nasce spesso dalla mancanza di fiducia verso l’acqua che esce dal rubinetto di casa, oppure dalle sue caratteristiche organolettiche non piacevoli. Odore e sapori antipatici, come ad esempio il cloro utilizzato come disinfettante. La qualità legale non coincide con la qualità alimentare, se il limite di legge per i nitrati è di 50 mg/l non è difficile comprendere che un acqua con 45 mg/l è potabile, ma che berla un acqua a 5 mg/lt è decisamente meglio, più sana e più gradevole
La composizione dell’acqua di rubinetto presente nel nostro paese varia molto da regione a regione, da comune a comune, persino da quartiere a quartiere. Vi sono acqua ricchissime di sali, con durezze elevate, così come vi sono acque estremamente leggere. Acqua con una presenza significativa di Nitrati oppure acque senza rischio alcuno.
Bere non solo disseta, è importante per introdurre o meno nell’organismo i sali minerali che influenzano marcata la nostra salute.
Dimigrarire con l’acqua. A parte le stupide reclam che parlano di acqua che fa dimagrire, è vero che in fase di dieta è necessario stimolare la diuresi, questo per elimanre le scorie presenti nel nostro organismo. Le acque leggere hanno la capcità di stimolare il lavoro dei nostri reni. Le acque osmotizzate povere di sali sono quindi indicate.
I calcoli renali. E’ da sfatare completamente il sillogismo che associa l’assunzione di acque ricche di carbonati di calcio o comunque ricche di sali all’insorgere di patologie di calcolosi. Anzi alcuni studi tendono a mostrare l’influenza positiva della presenza dei sali minerali contro l’insorgere dei calcoli.
Bere poco è una delle cattive abitudini che influenzano la formazione di calcoli renali. L’acqua leggere induce alla diuresi e quindi a bere di più. Quindi Micorfiltrazione se si è già abituati e bere il giusto, Osmosi se si beve poco.
Ipertensione. Il sodio è una delle cause dell’aumento della pressione. Sotto indicazione medica può essere necessaria una dieta iposodica. In questi casi se è presente un addolcitore per migliorare l’acqua di rete è importante associarvi un impianto ad osmosi inversa. L’alta pressione è causa di affaticamento del nostro muscolo principale, il cuore; e causa di ischemia. Va detto ben chiaro che l’ipertensione è una patologia grave e non si risolve con un fai da te casalingo
Osteoporosi. La mancanza di calcio è una patologia grave, non dipende solo dall’alimentazione, ma la carenza di calcio fa la sua parte. Bere acqua povera di calcio aumenta l’incidenza di questa patolgia.
Gli sportivi. Anni fa imperava la moda di bere integratori salini dopo ore di sport. Una moda più e poco più. Dopo una intensa attività sportiva assumere acqua ha lo scopo di reintegrare l’acqua smaltita attraverso il sudore e nello stesso tempo favorire una diuresi che elimini l’acido lattico. Bere acqua ricca o ricchissima di sali blocca la diuresi e NON introduce sali minerali se non in minima parte. Dopo l’attività sportiva è bene bere acqua leggera, se l’acqua di rete è ricca di sali un impianto ad osmosi è indicato.
La disgestione. Bere aiuta la digestione, per chi soffre di acidità di stomaco è meglio utilizzare acque ricche si sali, soprattutto con carbonati. L’acqua leggera non è il massimo. Anche se non si tratta di un trattamento è da sfatare il mito dell’acqua frizzante che crea acidità e gonfiore di stomaco. Anzi sembrerebbe il contrario.
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione per scegliere un impianto di trattamento dell’acqua di casa. Migliorarne le caratterisitche organolettiche ed intervenire dove necessario è sicuramente un aspetto importante della nostra alimentazione e della nostra vita
Il mondo del trattamento dell’acqua potabile al punto d’uso, ossia i sistemi di filtrazione domestici è una realtà emergente, anche se ancora di nicchia. Rispetto ad una decina d’anni fa i prodotti di filtrazione domestici, siano essi ad osmosi che di microfiltrazione sono ormai conosciuti. Avere o vedere in casa di un amico un sistema che eroga acqua liscia fredda e frizzante non è più una novità assoluta.
In Italia, dove la cucina è un regno per il culto del cibo, i sistemi di trattamento sono per lo più installati nel vano sotto lavello. Gli erogatori da appoggiare sul banco sono una minoranza per lo più circoscritta al settore dei frigogasatori, apparecchi che forniscono acqua liscia, fredda e frizzante.
Osmosi o microfiltrazione?
Per poter rispondere serve sapere come funzionano i due sistemi di filtrazione maggiormente diffusi nel nostro paese.
L’osmosi inversa è un processo chimico fisico per il quale l’acqua di rete viene separata in due distinte tipologie, una ricca di sali, lo scarto, ed una leggera, il permeato. La percentuale tra scarto e permeato dipende da scelte tecniche, generalmente l’acqua osmotizzata contiene tra il 15% e il 10% della quantità di sali disciolti nell’acqua in ingresso. Il sistema osmotico non è selettivo, rimuove la totalità dei sali e delle sostanza presenti senza far distinzione tra sostanze nocive, innocue o utili.
Quasi tutti gli impianti sono provvisti di una valvola di regolazione per miscelare l’acqua osmotizzata con l’acqua di rete. Viene utilizzata dove non ha senso scendere troppo il contenuto salino
L’utilizzo di un impianto ad osmosi inversa è indicato dove l’acqua di rete presenta sostanze nocive che non possono essere eliminate con la microfiltrazione, ad esempio i PFAS oppure dove l’acqua ha un contenuto salino molto elvato, ad esempio oltre i 30-35 gradi francesi.
Microfiltrazione è un sistema chimico fisico basato principalmente sull’adsorbimento delle sostanze nocive su di un letto di carbone attivo, il tutto associato da un filtro meccanico a maglia micrometrica. Spesso lo troviamo associato a debatterizzatori UV – quando i filtri non sono argentizzati- per avere la garanzia che l’acqua in uscita sia priva di carica batterica.
La microfiltrazione non modifica il contenuto salino, rimuove il cloro e le sue sostanze (compresi i sottoprodotti di disinfezione) e migliora le caratteristiche organolettiche.
L’utilizzo di un impianto di microfiltrazione è indicato dove l’acqua di rete non presenta criticità particolari e dove l’acqua ha un contenuto salino non eccessivo.
Il gusto (anomalo) dell’acqua
Incolore, inodore e insapore, queste sono le principali caratteristiche dell’acqua, che abbiamo imparato a scuola e sono universalmente condivise. Tuttavia queste proprietà sono riferite all’acqua pura, ovvero all’H2O, che in natura però praticamente non esiste. Le acque dei laghi, dei torrenti, quelle erogate dagli acquedotti e le minerali in bottiglia contengono sempre un mix di sostanze che derivano dal discioglimento delle rocce che hanno attraversato, ma anche da eventuali trattamenti a cui vengono sottoposte, oppure da possibili inquinamenti, naturali o di origine antropica. L’acqua che beviamo, quindi, ha sempre un gusto, più o meno marcato, e più o meno caratteristico a seconda degli elementi che in essa sono presenti.
Sorprende sicuramente sapere che bastano milionesimi di grammo (addirittura miliardesimi, per alcune sostanze) per dare odore e sapore all’acqua, tracce infinitesimali che possono disturbare in maniera significativa la percezione del nostro palato.
Di seguito presentiamo un elenco di frequenti alterazioni nel gusto dell’acqua di rete con relative soluzioni, che aggiorneremo di settimana in settimana.
Gusto di medicinale?
La prima casistica riguarda il gusto di cloro, senza dubbio quello più frequente, essendo le acque di acquedotto normalmente disinfettate con questo agente chimico, che deve rimanere in piccole tracce sino al rubinetto del consumatore per garantire la potabilità microbiologica.
Ma il cloro ha anche la caratteristica di interagire con la materia organica normalmente presente nell’acqua per dare origine a sottoprodotti indesiderabili, alcuni dei quali in grado di impartire particolari retrogusti all’acqua anche quando presenti in tracce infinitesimali. È il caso dei clorofenoli, identificabili per la caratteristica percezione di medicinale
La rimozione di queste sostanze, per migliorare le caratteristiche organolettiche può essere affidata tranquillamente ad un sistema di filtrazione a Carbone Attivo di buona qualità. Il letto filtrante deve essere compatto ed omogeneo e nello stesso tempo prevedere un sistema antibatterico o batteriostatico.
Gusto di geranio?
Fra i sottoprodotti dell’acqua di rete che causano alterazioni di gusto reagendo con il cloro troviamo anche le Cloroammine, responsabili di conferire all’acqua un retrogusto che ricorda quello di un geranio.
Come nella precedente casistica, anche questo problema è comodamente risolvibile con un sistema di filtrazione a Carbone Attivo.
Gusto di terra o muffa?
Molto frequente è anche la percezione di un sapore non distante dall’odore di terra o di muffa.
In questo caso il coloro non c’entra, la responsabilità infatti imputabile ad una sostanza che risponde al nome di geosmina, originata dall’attività di cianobatteri, ovvero dalla presenza di alghe.
La geosmina si trova più facilmente nelle acque di origine superficiale, che possono appunto assumere il caratteristico sapore di terra e di muffa.
Anche in questo caso i carboni attivi si rivelano utili allo scopo di rimuovere questa fastidiosa anomalia.
Gusto di uova marce?
L’odore di uova marce, caratteristico di molte acque termali, si presenta nelle acque sorgive e di falda in cui sono presenti tracce di idrogeno solforato.
Carbone attivo e cartucce con zeolite di manganese permettono di ovviare al problema in maniera efficace.
Gusto di grasso o trementina?
Se percepisci un fastidioso retrogusto di grasso o trementina il responsabile è il metil-terziar-butil etere (MTBE), antidetonante aggiunto nelle benzine. La sua presenza nell’ambiente è diffusa e persistente, si può trovare sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee, generando appunto questa particolare alterazione nel sapore dell’acqua di rete.
Un filtro a carbone attivo granulare GAC associato ad un impianto ad osmosi inversa può porvi rimedio, restituendo all’acqua un sapore accettabile.
Retrogusto dolciastro?
Quando l’acqua è particolarmente dolce, amara o salata la colpa è di sali minerali disciolti, presenti ovviamente in quantità consistenti.
Più nello specifico: il sapore dolciastro è una conseguenza del calcio, attenuabile grazie a resine cationiche o tramite la più performante osmosi inversa.
Retrogusto amaro?
Se l’acqua di rete presenta un fastidioso retrogusto amarognolo, la responsabilità è da imputarsi ai sali disciolti in acqua come nella casistica precedente.
Il metodo per porvi rimedio non varia, diverso è invece l’elemento scatenante, che in questo caso è il magnesio.
Acqua salata?
Amaro, dolciastro e ovviamente salato. Sono queste le alterazioni di gusto che i sali disciolti in acqua possono conferire alla nostra acqua di rete. In questi casi il rimedio più classico ed efficace è l’osmosi inversa.
IMPORTANTE: qualsiasi sostanza indesiderabile presente nell’acqua in grado di impartire gusti anomali può essere rimossa! Bere acqua buona è possibile, basta scegliere la tecnologia più appropriata!